“Gli emarginati sul bordo della notte” è un libro particolare. Uno di quelli che penso o ti piace o non lo sopporti. I protagonisti sono sette personaggi allo sbando, la cui “insoddisfazione ha una voce più pungente di altri” afferma lo stesso Destino, davanti al quale si ritroveranno tutti quanti. Egli è accompagnato dal suo padre adottivo menomato, Necessità. Agli sventurati Destino spiegherà come mai sono stati portati in questa sorta di limbo senza tempo e gli illustrerà le due Vie che sarà loro possibile percorrere da quel momento in avanti: quella del Destino, o quella della libertà. Non starò qui a spiegarvi di cosa si tratta, sarebbe meglio per voi leggere il libro, magari anche comprendendo più cose di me in proposito – perché questo è uno di quei libri che ti premiano se hai un’ottima capacità di concentrazione durante la lettura, ma che risultano stancanti se fai fatica. Essendo il libro più semplice nel messaggio che vuole trasmettere di quel che probabilmente sembra, cercherò di fare meno spoiler possibili, per non rovinarvi una possibile esperienza durante la lettura.
La prima parte del libro, che racconta le vicende sfortunate della vita di questi personaggi l’ho apprezzata molto. Mi piace la scrittura di Fadda, che risulta molto semplice da leggere, anche quando si cerca di fare degli spiegoni abbastanza complessi. Ha un’ottima tecnica, non c’è dubbio. È la parte centrale del libro che mi ha lasciata perplessa: si tratta di un grosso pippone da parte di Destino su cosa sia il tempo, cosa siano gli eventi, il passato, il presente e il futuro. Si tratta di un discorso che sicuramente può essere interessante, infatti all’inizio ha catturato la mia attenzione. Il problema arriva quando questo è lungo quasi tutto il libro. Sarebbe stato carino se l’autore avesse deciso di alternare degli esempi visivi allo spiegone di Destino, movimentando un po’ la situazione. La metafora delle perle e quella dei Mikado non mi sono bastate, avrei preferito più esempi di questo genere, che rendessero il tutto ancora più semplice da comprendere, almeno attraverso immagini che tutti possiamo visualizzare nella nostra mente.
Diremo che un eterno presente è l’unico mare in cui gli eventi, immortali ed eterni, galleggiano senza possibilità di fuga.
A questo punto sono arrivata al finale che ho esultato, quando finalmente si vedono le scelte che i personaggi compiono. È stato un po’ come quando si è a scuola, costretti a stare inchiodati al banco per svariate ore, per poi udire il suono della campanella e scattare in piedi per sgranchirsi i muscoli. Esattamente la stessa sensazione. Non credo sia il modo migliore per invogliare il lettore a leggere un libro, ma lascio a voi la libertà di verificare se quello che penso io valga anche per voi, o se siate persone più analitiche, e non avete difficoltà a concentrarvi anche quando siete messi a dura prova.
Chiudo la recensione dicendo che questo libro mi è piaciuto in parte. Il tema che voleva trattare l’ha trattato bene, anche se a modo suo e con una tecnica (quella dello spiegone lunghissimo) che non mi ha mai fatta impazzire. Spero che queste mie opinioni possano essere utili all’autore in qualche modo e, detto ciò, mi accingo a prendere la Via della libertà: ora che Destino mi ha rivelato i suoi segreti più reconditi ho la strada spianata.
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