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"I viaggi segreti di Carlo Rossmann", di Elena Corti - Recensione

Aggiornamento: 23 lug 2021


Carlo era un sognatore. Una di quelle persone che vivono sempre con un piede nella realtà e un piede fuori, in un luogo indefinito, conosciuto solo da loro.

Mi capita di leggere spesso libri belli, ma deprimenti. Per questa ragione quando mi arriva tra le mani un libro come I viaggi segreti di Carlo Rossmann è davvero difficile che riesca a staccarmi dalla lettura. È un libro che mi ha ricordato molto lo stile pirandelliano: ovvero quel tipo di divertimento che ti porta però spunti di riflessione interessanti. La storia è a tratti comica, quasi caricaturale, capace di trasportarti piano piano nella consapevolezza di quello che vuole essere il messaggio del racconto.

Il protagonista del libro è Carlo Rossmann, un giovane che perde il suo amato lavoro come archivista comunale e da quel momento ne vive di tutti i colori. Diventa un lavoratore somministrato della Tetra S.p.A. e finisce col fare i lavori più disparati, tra i quali lo vedremo destreggiarsi come animatore improvvisato per degli anziani amanti di Biancaneve, distruggitore notturno di documenti, impiegato di uno dei più disgustosi fast-food che abbiate mai visto e tanto altro. Questo libro ha accompagnato i miei viaggi sui mezzi pubblici. Nel mentre lo leggevo, mi capitava di ridere, attirando gli sguardi curiosi degli altri passeggeri. Ve lo consiglio se avete voglia di una lettura che vi faccia sorridere, senza scadere mai nella banalità.

Il personaggio di Carlo è introverso e timido. Inoltre ha il potere di vedere le persone come sono dentro, perciò a volte davanti agli occhi gli appaiono dei veri mostri. È talmente abituato a osservare gli altri marcire davanti a sé che nemmeno ci fa più caso. Si lascia trascinare dagli eventi, come se fosse obbligato a farlo, anche se dentro di lui vorrebbe solo fuggire da quella vita monotona e senza un apparente obiettivo. È un protagonista che appare semplice, ma si scopre man mano più complesso di quello che sembra.

Se Carlo è un protagonista insicuro, non è che il mondo che lo circonda sia esattamente accomodante. Ci ritroviamo di fronte a una società a dir poco grottesca. Le persone con cui Carlo lavora sono caricature di personaggi verosimili che tutti noi potremmo incontrare prima o poi nel mondo del lavoro. Ad esempio il direttore irraggiungibile:


«Be’, ma, come faccio a parlarci se non posso entrare nel suo ufficio?» / «Faccia come fanno tutti gli altri: gli parli attraverso la porta».

o l’automa spacciato come delegato sindacale:


Era impossibile avere un colloquio normale con quel tizio. Sembrava parlare solo a se stesso. E per di più, ripetendo sempre le stesse cose.

Penso che chiunque abbia cercato, o stia cercando, lavoro proverà le stesse emozioni che ho provato io nel leggere questo libro, empatizzando, sorridendo, riflettendo davanti alle prove esagerate alle quali viene sottoposto il povero Carlo. A tratti il racconto è quasi inquietante, ma non scade mai nel ridicolo. Gli eventi comici sono ben bilanciati con quelli più grotteschi, regalando un’esperienza di lettura sublime.

È palese la critica dell’autrice nei confronti di una società che ti impone di rientrare in certi canoni, alienandoti e rendendoti una pedina. Il libro parla di una società soffocata dalla precarietà e dallo sfruttamento, in cui le persone non sono viste come individui, ma come dei burattini senz'anima. Carlo è diventato passivo a causa del ruolo che la società gli ha imposto. Noi conosciamo pochissimo di ciò che egli prova nel suo intimo, proprio perché il libro vuole trasmettere al lettore lo stesso senso di straniamento che permea il racconto.

L’autrice ha lasciato anche diverse chicche, alcune sono semplici da scovare, altre meno. Ad esempio il capo reparto della catena di montaggio, Kurtz, mi ha fatta pensare subito a Cuore di tenebra. In effetti l’autrice si è ispirata ad Apocalypse Now, che ne è la versione cinematografica. L’autrice stessa ha confermato molte delle idee che mi ero fatta riguardo alla storia, confermandomi la precisione con cui ha organizzato e diretto la scrittura del suo libro.


Siamo così arrivati alle conclusioni, mi duole ammetterlo, perché mi stavo divertendo troppo a parlare del libro di Elena Corti. Ve lo consiglio molto, anche da leggere in compagnia. Credo sia una piccola perla, capace di donarti la giusta introspezione e veri momenti di qualità durante la lettura. Letto davanti un tè caldo poi sarebbe ancora meglio, magari bevuto nella tazza con la tasca per i biscotti, che non si sa mai, ce n’è sempre bisogno.


Nel caso apprezzaste il mio lavoro potete



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