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"L'apprendista bardo", di Federico Leonardo Giampà - Recensione

Aggiornamento: 2 ago 2019


L'apprendista bardo

Il libro mi ha incantata subito da quando ho visto la copertina, la cui illustrazione mi ha fatta esultare, perché è raro trovare una bella copertina tra i libri pubblicati dalle piccole case editrici.

La principale ispirazione dell’autore per la scrittura di questo libro è sicuramente il poema cavalleresco. Mentre leggevo le avventure fantastiche del giovane Raymond, figlio del conte di Provenza e aspirante bardo, mi sono resa conto che in molte occasioni i personaggi si mostrano come i classici cavalieri degli antichi poemi, forse non del tutto senza macchia e senza paura – descritti con maggiore realismo, grazie al cielo – però ci si avvicinano molto nel concetto. Nel libro ci sono molte citazioni a “L’Orlando furioso” di Ariosto, basti prendere l’ippogrifo, il palazzo di Atlanta – che ricordava appunto il castello di Atlante – , come la scena in cui Ivano impazzisce e colpisce gli alberi della foresta con la spada, e così via. Lo stesso concetto d’amore è trattato come l’amor cortese tipico di quel periodo della Storia. C’è insomma un’ampia ispirazione a questo stile da parte di Giampà, che mostra un grande interesse nelle vicende storiche che sono ormai diventate leggendarie.

Mi ha fatta impazzire la combinazione tra poema cavalleresco e racconto fantasy e ammetto che mi sarebbe piaciuto poter approfondire maggiormente i personaggi. È un racconto molto leggero, forse un po’ troppo. Ho apprezzato gli intrecci e le varie citazioni orchestrati dall’autore, ma avrei preferito un approfondimento maggiore dell’antagonista, la famigerata regina, della quale si sa poco e niente, ad esempio: perché lei usa la magia oscura? È una cattiva melodrammatica o più profonda di così? Mi è dispiaciuto molto anche che alla fine alcune domande siano rimaste senza risposta. Non si tratta di informazioni di poco conto, ma di elementi importanti per creare empatia con il protagonista, ad esempio l’identità della madre, che viene lasciata alla fantasia del lettore. Personalmente ho sospettato che lei fosse la regina, ma non credo proprio che l’autore intendesse questo, dato che questa antagonista non mostra alcun tipo di coinvolgimento emotivo con gli altri personaggi. Può anche darsi che questo tipo di leggerezza fosse legato anch’essa alle intenzioni dell’autore di ricreare un’atmosfera da poema cavalleresco, nel quale la melodrammaticità a volte abbonda.

Ho trovato molto interessante questo libro, in primis perché ho una vera passione per le fiabe e apprezzo che esistano ancora autori capaci di narrarle con questa delicatezza, senza sentirsi sviliti dai nostri tempi. Si nota tanto il tentativo di scrivere un poema cavalleresco ai giorni nostri. Il fatto che la storia non sembri concludersi e sia aperta nel finale, mi ha ricordato l’ “Orlando innamorato” del Boiardo, che poi fu portato avanti da Ariosto. Forse uno dei più vecchi episodi di fanfiction della nostra Storia: Ariosto era un fan della storia di Orlando, che ha deciso di recuperare il finale aperto del Boiardo, creando una nuova opera in base a ciò che immaginava sarebbe potuto avvenire. Una fanfiction diventata più famosa dello scritto originale.

Tornando seri, ho avuto la sensazione che questa apertura del finale volesse spingere altri scrittori a continuare il racconto. Forse è solo una mia sensazione, ma non mi sarebbe dispiaciuta come idea. Non so se l’autore abbia intenzione in futuro di continuare le avventure dei suoi personaggi. Da parte mia spero che scriva altri libri di questo genere. Come racconto fantasy mi è piaciuto molto e mi ha invogliata a leggere in futuro altri racconti dello stesso autore. Questo è il tipo di scrittore con cui mi piacerebbe tantissimo poter collaborare.





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