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La maga d'inchiostro - Cap. 7: Giochiamo a palle di neve?


«Maggie, dove sei? Non vieni ad aiutare la mamma a fare l’albero di Natale?».

Una bambina dalle morbide guance si avvicinò alla mamma dondolando sulle sue gambette.

«A-ero!» balbettò divertita.

«Su, vieni qua che appendiamo queste. Come si chiamano?»

«Pa-e»

«Brava, palle di..?»

La bambina si passò una manina sulla faccia. Non rispose. La mamma la prese in braccio e le mise in mano una pallina natalizia.

«Questa la mettiamo… qui. Bravissima. Hai visto che belle?».

«Sci» rispose la piccola con un ampio sorriso.

Erano soliti passare il Natale solo loro tre. Suo padre arrivava sempre tardi, perché costretto a lavorare anche nei giorni festivi. Sua madre invece non aveva problemi a prendere le ferie per quel periodo ed era sempre a casa con lei. Spesso Maggie si sdraiava a terra a disegnare su dei fogli bianchi e, inevitabilmente, sul pavimento. Succedeva qualcosa di particolare ogni volta che toccava una matita, una penna o un pennarello. Forse era per quello che i suoi genitori avevano sempre pensato che la sua magia scaturisse dal disegno. Succedeva qualcosa di speciale quando la piccola tracciava linee d’inchiostro, come se lo strumento che teneva energicamente con la manina incanalasse tutta la sua energia magica.

A volte la mamma la trovava in cameretta a parlare da sola, come se lì insieme a lei ci fosse qualcun altro. Era una bambina e si convinse che sarebbe stata solo una fase passeggera. Perciò la sorprese molto quando la piccola Maggie, compiuti i sei anni di età, chiacchierava ancora da sola. Lo faceva di nascosto, convinta di non essere sentita da nessun altro.

Crescendo era diventata più brava a disegnare, ma aveva anche imparato a scrivere e da quel momento nessun supporto cartaceo, o non, sarebbe stato risparmiato. Imbrattò ogni foglio, anche quelli riciclati, di piccoli racconti. A volte li illustrava anche.

«Guarda mami. Ti ho scritto una storia per Natale!»

«Grazie amore, è bellissima. La fai leggere anche a papà?»

«Papi!» Maggie cercò la sua attenzione.

Suo padre la lesse volentieri «Che carina, perché non ci fai anche i disegni?»

«Mmh».

La bimba si mise all’opera e disegnò ogni personaggio del suo racconto per fare felice suo padre.

Ogni volta che terminava il suo operato, i suoi personaggi le facevano visita, letteralmente.

«Mamma, hanno suonato alla porta!»

«Davvero?»

Pur non avendo sentito nulla sua mamma la assecondava. Andavano a controllare insieme se ci fosse qualcuno. Sua madre constatava l’assenza di ospiti indesiderati, mentre Maggie accoglieva sempre un nuovo amico in casa. A un certo punto i suoi genitori si resero conto che succedeva davvero qualcosa di strano. Maggie era in grado di creare qualcosa di “vivo” con la sua magia. I suoi “amici immaginari” erano in grado di giocare con lei a dama, di spostare oggetti, giocattoli e così via.

Inizialmente la cosa li spaventò. La magia di solito non creava, ma trasformava qualcosa di già esistente, modificava la struttura molecolare delle cose. Fecero visita al saggio stregone del villaggio per un consulto e ne uscirono tranquillizzati. L’evoluzione della magia di Maggie si sarebbe arrestata a un certo punto e non sarebbe diventata più forte di così. Con la sua fantasia si sarebbe frenata anche la sua capacità creatrice e avrebbe acquisito le normali abilità di ogni mago.

Il saggio aggiunse: «La magia in alcuni bambini può essere più potente del normale, perché non riescono ancora a controllare pienamente i loro impulsi. Tenderà a stabilizzarsi con il tempo».

Terminarono di sistemare gli addobbi. La casa era illuminata da una moltitudine di luci calde, il profumo di biscotti che si respirava nell’aria riusciva sempre a scaldare il cuore della piccola Maggie. Il Natale era una delle sue festività preferite. L’unica cosa che detestava erano i fuochi d’artificio. A volte i vicini li accendevano e lei si fiondava sotto al letto spaventata ogni volta che li sentiva esplodere in cielo.

«Usciamo? Andiamo a giocare con la neve» proponeva sempre sua mamma.

La famiglia usciva sempre a fare una passeggiata. Ogni due per tre la bimba si fermava a osservare ciò che la circondava. Indicava cose che non esistevano e faceva volare la sua fervida fantasia.

A volte incontravano per strada David, sua madre e sua nonna che avevano avuto la loro stessa idea.

«Il Natale era sempre imbarazzante. Ricordi che ci incrociavamo spesso quando uscivamo a giocare con la neve?»

Maggie sorrise. Ricordava i maglioni imbarazzanti che David era sempre costretto a indossare. Rivangarono qualche ricordo del loro passato, non accorgendosi di aver raggiunto la porta di casa di Amanda, l’anziana fioraia.

«Mamma! Perché non vieni a giocare con me e David?»

Sua madre inizialmente fece un’espressione che non riuscì a decifrare, ma poi decise di alzarsi e seguirla.

«Giochiamo a palle di neve!» insistette la piccola.

«Sì tesoro…»

«Entriamo. Tutto a posto?» le chiese David, sinceramente preoccupato.

Maggie era rimasta un attimo sovrappensiero, ma fu risvegliata dalle parole dell’amico.

La porta era socchiusa.


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