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La maga d'inchiostro - Cap. 8: La donna che parlava con i fiori


Maggie bussò alla porta con tre colpi secchi. La vecchia Amanda non rispose. Riprovò altre volte, ma ottenne lo stesso risultato.

«Strano che la porta sia rimasta aperta», disse Maggie con aria preoccupata.

«Magari se n’è dimenticata» suppose David.

La maghetta aprì la porta e diede una sbirciata all’interno. La casa della fioraia era ben arredata, la signora aveva buon gusto in fatto di mobilia d’epoca e, ovviamente, di piante e fiori. Casa sua era un tripudio di colori. I fiori venivano trattati in vari modi: alcuni erano lasciati freschi e i loro colori accesi regnavano incontrastati come suppellettili, mentre altri venivano essiccati per creare composizioni particolari o addirittura quadri. Sua madre diceva sempre “Amanda è un’artista!” e passava spesso da lei alla serra per chiedere consiglio su come non far morire una pianta il giorno dopo averla raccolta. I suoi suggerimenti erano utili, ma il pollice “nero” di sua madre aveva sempre il sopravvento. Per quella ragione in casa di Maggie tutte le piante erano ormai fatte di lana. Sua madre ci aveva così preso gusto che lo era diventato pure l’albero di Natale.

«Amanda?».

I due entrarono cautamente nella casa. Maggie aveva sempre un po’ di timore nel disturbare gli altri in questo modo. Continuò a chiamare la proprietaria di casa sperando con tutta sé stessa di non ritrovarsela alle spalle, pronta a sgridarli per la loro invasione.

Seguirono il lungo corridoio, fino a quello che doveva essere il collegamento tra la casa e la piccola serra. La porta era spalancata e proprio addossata alla porta trovarono l’anziana signora riversa a terra.

«Amanda!» David corse da lei per controllare che stesse bene. Verificò il respiro e il polso «Sembra essere svenuta»

«Sul serio? Cosa sarà successo?» Maggie era scioccata. Non aveva mai visto una persona stare male prima di allora.

«Non ne ho idea. Portiamola dentro».

I due giovani trascinarono il corpo esanime dell’anziana fin sul piccolo divano in salotto. Nel frattempo Amanda si riprese e si mise debolmente a sedere.

«Ragazzi… Cosa ci fate qui?»

«Eravamo venuti per chiederti una cosa, ma ti abbiamo trovata… a terra» spiegò Maggie, ancora preoccupata. «Che cosa è successo?»

Amanda li osservò da capo a piedi e ricambiò i loro sguardi con un dolce sorriso. «Oh, nulla di grave. Non dovete preoccuparvi per me»

«Ma… Sei svenuta» puntualizzò David.

«Non preoccuparti, è tutto a posto. Ho solo avuto uno dei miei… momenti».

I due si guardarono. Spesso si ipotizzava in giro su quale potesse essere il potere magico di Amanda, ma Maggie non aveva ancora avuto modo di scoprirlo. Il pettegolezzo più comune era quello che la vedeva parlare con le piante e farle crescere rigogliose con la sua voce, altri dicevano che vedesse nelle piante qualcosa che gli altri non potevano vedere.

«Uno dei tuoi momenti?» chiese David esterrefatto.

Amanda si appoggiò sul braccio del divano dandosi la spinta per alzarsi. Fu in quel momento che parve rendersi conto di chi aveva davanti.

«Tu sei Maggie, giusto? Tuo babbo viene spesso ad aggiustarmi la stampante, sant’uomo».

Maggie sorrise e annuì «È venuto anche oggi, vero?»

«Sì. È passato qualche ora fa. Vieni, devo parlarti di una cosa importante, ora che ci penso. Oh giusto…».

Si mosse verso la cucina e vi rimase per qualche minuto, chiedendo a David che cosa preferisse mangiare o bere. Tornò con un grosso vassoio in mano, pieno di biscotti con gocce di cioccolato e con due bottiglie di succo d’arancia.

«Mi dispiace lasciarti da solo, ma ho urgenza di parlare con la tua amica».

«Va bene» David si sedette sul divano e le seguì con lo sguardo fino a ché non entrarono nella serra.

«Siediti cara. Che fortuna che siete venuti qui da me proprio voi due».

Porse alla ragazza una seggiola di vimini.

«Di cosa devi parlarmi?»

«Quando ho innaffiato i ciclamini, ho notato qualche fiore appassito e nel mentre li ripulivo… li ho consultati. Forse sai già che parlo con le piante. Te l’hanno detto?»

Maggie annuì con incertezza.

«E le piante mi parlano» aggiunse quasi sottovoce «Mi donano parole, canti, a volte anche delle… visioni».

«Visioni?»

La settantenne annuì e sorrise «Già. Mi mostrano immagini di ciò che è avvenuto, o di ciò che sta avvenendo».

Maggie rimase basita. Non aveva mai sentito di un potere simile.

«Mi hanno mostrato quello che è successo oggi pomeriggio. Fuori dalle mura. I dimenticati che si ammassavano, parevano nubi nere e premevano per entrare in città. Fermati solo dal fuoco. Poi ho visto te. Eri nella bottega di Robin… ma quello che mi ha spaventata è che ti osservavo attraverso gli occhi di uno di quegli esseri. Poi credo di essere svenuta».

Il racconto dell’anziana inquietò molto Maggie. Sulla sua schiena risalirono due forti brividi. Improvvisamente aveva freddo.

«Cosa significa?»

«Non lo so… non vorrei saltare a conclusioni affrettate».

Maggie abbassò lo sguardo, pensando a ciò che le era stato detto da Amanda. Poi si ricordò la ragione per cui era venuta e l’assalì una domanda.

«Amanda…»

«Sì?»






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