Professione pendolare è un libro piuttosto breve e racconta, nel mentre viaggiamo sui binari del treno, il tormento di Cali, la protagonista: una donna che ha perso la fiducia negli uomini a causa del suo passato e che per questa ragione non riesce a costruirsi una vita. La storia fila liscia come l’olio grazie ai personaggi simpatici e realistici con cui abbiamo modo di confrontarci. Il libro è narrato come se fosse una sorta di diario: in cima ai capitoli c’è sempre la data e il testo è in prima persona.
– Che lavoro fai tu? – mi chiede.
– La pendolare. –
E lui scoppia a ridere.
– Non c’è niente da ridere – dico io e finisco la birra nel mio bicchiere.
– Non è un lavoro.
– Uh… lo dici tu perché non lo sei.
Personalmente sono stata molto coinvolta dalle vicende narrate. Oltre al fatto che il libro è ambientato in parte a Milano, città che ha preso anche le mie ore da pendolare, il personaggio di Cali mi è sembrato famigliare. Avevo la sensazione di conoscere già questa donna e questo è indice dell’ottima scrittura del personaggio di Viviana Albanese. Mi ha conquistata, divertita, accompagnata durante i miei viaggi, avanti e indietro, in metropolitana e in treno. La rielaborazione del “lutto” di Cali, il suo masochismo nel continuare a fare un lavoro che non le piace, pur di riavvicinare suo padre, il suo farsi del male per non sentire i dolori dentro il suo cuore l’hanno resa reale ai miei occhi, quasi un’amica.
È un libro che si legge in un soffio, ma ne vale la pena. Mi ha sconvolta l’idea che faccia parte di un mondo interconnesso creato dall'autrice stessa. Ho sempre trovato intrigante l’idea di legare diversi racconti per creare un vero e proprio microcosmo, è qualcosa su cui mi piacerebbe molto lavorare con i miei testi. L’idea che alcuni personaggi, che in questo libro erano solo comparse, siano stati approfonditi in un altro libro mi ha invogliata a leggere qualcos'altro di Albanese.
L'unica cosa che non mi è piaciuta è la narrazione in tempo presente, che non trovo adatta alla scrittura in prosa, forse più a quella da blog.
In conclusione, ho apprezzato molto questo libro, nonostante di solito non sia una fan accanita della scrittura in prima persona. È scritto bene, con ritmo veloce e personaggi che sanno come strapparti una risata. Li vediamo in carne ed ossa davanti a noi, potrebbero essere persone che ho davvero incrociato in treno, chi lo sa. La Albanese ha saputo rendere interessanti quei viaggi che di solito sono noiosi, quasi una spina nel fianco. Non guarderò più le altre persone sul mio convoglio nello stesso modo, la personalità di Cali mi coinvolgerà così tanto che non saprò resistere dal dare un soprannome a tutti i viaggiatori incalliti che incontrerò.
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