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Prova di magia - #mmpsfida5parole

Aggiornamento: 17 mar 2020

Storia dedicata a Linda

Parole: tempesta, moneta, prova, capra, virtù

***

Il suono acuto della monetina vibrò nell’aria. Questa vorticò per tre volte per poi ricadere sulla mano di Rei.

«Testa!» sentenziò lui, facendogli un gesto di provocazione.

Den si inorgoglì e colse la sfida. Avrebbe mostrato al suo amico quello che era in grado di fare, nonostante non gli andasse per niente di praticare la magia. Si addentrò nel campo di grano, prendendo le distanze da Rei, Jon e Tim, che gli tenevano gli occhi incollati addosso per assicurarsi di non perdere lo spettacolo. Aveva scoperto che per evocare i suoi poteri doveva concentrarsi molto su qualcosa che alterasse il suo stato mentale. Gli riuscivano particolarmente bene quando era arrabbiato. Così pensò alla litigata più recente con i suoi genitori, quella che l’aveva spinto a scappare di casa e a vivere di vagabondaggio con i suoi tre amici. Gli bastò ricordare la faccia di suo padre che gli diceva che l’avrebbe diseredato per far esplodere un fulmine ad appena una ventina di metri dai suoi piedi. Per lo spavento sobbalzò, inciampando in una zolla di terra rivoltata, indurita dal sole cocente degli ultimi giorni.

«Tutto bene?!» urlò Tim, che si gettò di corsa in aiuto dell’amico.

«Sì, rimanete lì. Potrei non riuscire a controllarlo!».

Den si rialzò in piedi. Ormai quelle immagini avevano invaso la sua testa e non accennavano a dargli tregua. Il suo dolore divenne sempre più fisico e a quel punto controllare i suoi poteri era molto difficile. Caddero altri due fulmini, uno dei quali gli parve molto più vicino del primo. Dopodiché scoppiò a piovere, il vento si alzò furente e piegò gli alberi dei piccoli boschetti che li circondavano.

«Mettetevi al riparo!» gridò più forte che poté Rei. I suoi amici iniziarono a correre verso un fienile distante pochi metri da quella zona. A parte Tim, che prese una decisione diversa.

«Cosa stai facendo?! Vai via da qui! Non riesco più a controllarlo» la forza nella sua voce si stava man mano affievolendo.

«Ci riuscirai!» Tim lo strinse per un braccio e lo guardò dritto negli occhi. «Lo sai che puoi farlo».

Quelle pozzanghere dalla tonalità verde acqua gli riportarono alla mente tanti ricordi felici. Da quando giocavano da bambini nei pressi dello stagno e davano la caccia ai rospi, a quando studiavano – o fingevano di studiare – all’Accademia. Non ricordava un solo momento felice in cui Tim non fosse stato al suo fianco.

La tempesta si calmò quel che bastava e i due ragazzi ne approfittarono per raggiungere gli altri al fienile.

«Credevo che avessi imparato come controllarti!» lo rimproverò Rei, appena ebbe varcato la soglia «Adesso sono tutto inzuppato. Fantastico».

«È stata una svista. Credo di avere esagerato con il carburante per la magia».

«Riproveremo domani. Adesso bisogna aspettare che il tempo sbollisca. Che tu abbia sbollito» aggiunse Jon, che si era già sdraiato su un mucchio di fieno, come fosse stato a casa sua.

«Ero convinto di potercela fare» rispose nervoso Den.

Si sedette sul fieno, con le mani nei capelli. Era l’unico che ancora non era riuscito a controllare appieno i suoi poteri. Nel paese dov’era cresciuto tutti pensavano che fosse a causa di Tim. Lui lo portava sulla cattiva strada, dicevano. Una marea di fesserie.

«Lo sai che quello che dicono gli altri non conta. Conta quello che senti tu» gli sussurrò il suo compagno di vita, che nel frattempo gli si era seduto, forse è più corretto dire “gettato”, accanto.

«Lo so, lo so. Me l’avrai ripetuto mille volte» sbuffò l’altro.

«Abbiamo già discusso per questa cosa» continuò Tim, che conosceva bene cosa c’era nella testa del suo amico «I tuoi poteri sono molto più forti di quelli di chiunque altro. Di persone come te ce n’è una su un miliardo. Non è cosa da tutti controllare il potere della tempesta ed è per questa ragione che non riesci ancora a padroneggiarlo…»

«… Non per via del mio orientamento sessuale» continuò Den, che conosceva fin troppo bene quel discorso.

«Esattamente. L’idea che il nostro modo di vivere l’amore possa anche solo minimamente influire sui nostri poteri è sempre stata sbagliata» aggiunse Tim «Guarda Rei. Lui ha dei poteri legati alla terra, ma sono molto più settoriali. Se non si tratta di fioritura, non sa che pesci pigliare. Invece Jon controlla appena la gravità a pochi metri di distanza da lui. Io riesco a controllare l’aria e il fuoco giusto quel poco che basta per non scottare me stesso e chi mi è vicino. I nostri poteri non sono minimamente paragonabili. Capisci? Una volta che riuscirai a controllarli sarai uno dei maghi più potenti del mondo».

Le parole di Tim lo tranquillizzarono. Soltanto lui sapeva come fargli tornare il sorriso.

«Prova a dire di nuovo che riesco solo a far sbocciare i fiorellini e ti spezzo le dita» lo minacciò Rei, che fino a quel momento aveva fatto finta di niente. Ogni volta che si parlava del suo potere si metteva sulla difensiva. «Potreste smetterla di fare i piccioncini e cercare di dormire?».

Un cigolio improvviso, proveniente dall’entrata del fienile, li scosse tutti e quattro.

«Cos’è stato?» chiese Jon, che avendo il sonno molto leggero era sobbalzato al primo rumore sconosciuto.

Per confermare che non fosse stato colpa del vento, i ragazzi attesero in silenzio altri rumori. Sentirono un tonfo direttamente sul legno della porta e capirono di non essere soli. Si nascosero in un angolo buio del fienile. Era strano che un contadino si aggirasse lì nei dintorni con un vento così imperioso.

La porta si aprì e udirono un calpestio di zoccoli.

Dettero una sbirciata e quando udirono un “beeeh” capirono di essersi spaventati per niente.

«Dannata capra» disse Rei, piuttosto alterato. Raccolse un pezzo di legno, che doveva essersi staccato dalla cornice della finestrella del fienile, o da chissà dove, e glielo scaraventò addosso.

La capra saltò da un lato, evitando il colpo con maestria. I suoi occhi gialli li fissavano, a Den parve quasi darsi un'aria di superiorità.

«Non sarà mica una sentinella?» sussurrò Jon a Tim.

Le sentinelle erano creature magiche dalle fattezze animali, con il ruolo di tenere sotto controllo la situazione nel loro raggio di vigilanza.

«A me pare proprio... una capra» rispose Rei infastidito.

«Credo che Rei abbia ragione» rispose infine Tim.

I quattro uscirono dal loro nascondiglio, ignorando la capretta dispersa che probabilmente aveva cercato riparo dal mal tempo. Tornarono a riposo.

Avevano fatto un lungo viaggio per arrivare fino a lì e avrebbero dovuto fare ancora parecchia strada per raggiungere la capitale. Luogo di speranze e di sogni.


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