Tra un’avventura e l’altra non mi sono fatta sentire da mesi, ma oggi sono finalmente tornata con una nuova recensione. Ringrazio tutti i gufetti spennacchiati che mi hanno aspettata e sostenuta in questo periodo complicato.
“Saga. La ragazza di Woodenvale”, libro di Tiziano Ottaviani, mi ha accompagnata lungo questo viaggio. Ragione per cui mi ci sono affezionata.
Nel caso non lo conosceste già Tiziano è autore di una pagina Instagram molto interessante che tratta di scrittura e narrativa in generale: Scriptagram. Lo seguo da molto tempo ed è così, appunto, che ho scoperto il suo nuovo libro. Vi consiglio di darci un'occhiata perché merita.
Ho iniziato la lettura di "Saga" trasportata dall’emozione. Sono felice di aver scoperto un dark fantasy così intrigante e realistico. È un genere che mi ha sempre affascinata, perché va a rompere completamente l’aspettativa che c’è dietro al termine “fantasy”. Spesso si tende ad associare quest'ultimo a un genere puerile, più vicino alla fiaba che alla narrativa per adulti, più young adult, delicato, romantico e sensibile. Perciò creando un’ambientazione realistica, sporca e volgare ci si allontana molto da ciò che le persone sono convinte leggeranno.
Ci tengo a parlarvi dei personaggi, perché credo che siano il pezzo forte, la creme de la creme del romanzo. La scrittura di Ottaviani è scorrevole e accurata, in particolar modo nella caratterizzazione dell'eroina della storia: Saga Nargatis.
Saga è solo una ragazzina che viene messa di fronte a una realtà crudele, eppure l'affronta coraggiosamente, anche se nel modo in cui una ragazzina potrebbe farlo nella vita reale. Il mondo in cui vive la protagonista è tra i più nefasti, crudeli e complessi. Viene messa costantemente a dura prova, già a partire dal prologo – di cui non vi svelerò niente – ne possiamo intuire l’entità. Il lettore viene gettato brutalmente in un'atmosfera scomoda che da un lato lo mette a disagio ma che, allo stesso tempo, dall'altro lo fa sentire più in sintonia con i personaggi del libro.
La ragazza vive in una famiglia composta dal solo padre: un padre maltrattante, che la picchia con violenza senza pensarci due volte se la ragazza osa fare una mossa sbagliata. Lei sente delle voci nella sua testa, come se soffrisse di disturbo della personalità multipla. Durante la storia queste voci diventano qualcosa di più che delle semplici voci. Saga ha qualcosa di speciale dentro di sé e non si tratta soltanto dell’enorme coraggio con cui affronta le avversità. La sua vita verrà sconvolta da persone orribili, da stupri, da attacchi fisici, violenze, dalle creature pericolose che popolano il suo mondo e, nonostante tutto questo, lei trova la forza di affrontare il suo destino a testa alta, guidata da una forza che pare non appartenerle.
"Anch’io ero come il mare”.
Come le onde, su quella porta di ferro mi ci ero infranta contro molte volte.
Alcune persone potrebbero pensare che il fatto che Saga sia costretta a sopportare le violenze, piuttosto che potersi difendere immediatamente da esse, la renda debole, non degna di essere una protagonista. Io credo invece che sia proprio questa sua capacità di temporeggiare, in attesa del momento più opportuno per rivalersi sui suoi nemici ad essere ciò che la rende un’eroina a tutti gli effetti. Un'eroina reale.
La protagonista femminile che subisce violenze ed evolve in eroina grazie anche al suo passato tragico è un tratto classico dei dark fantasy. L’abbiamo visto più volte nella scrittura di George Martin, ad esempio. La capacità di subire, di sopportare il dolore, per poi costruire il proprio carattere su di esso è qualcosa di estremamente realistico e pienamente azzeccato in un’atmosfera medievale.
Mi ha colpita molto anche il personaggio di Rustin Lockwood, che mi ha rimandata subito all’immagine di Gandalf: il vecchio saggio il cui ruolo principale è quello di fare in modo che il viaggio del protagonista abbia inizio, quando quest’ultimo non ha le forze o la voglia di farlo da solo. Il ché è strano, perché il personaggio in sé si discosta molto dall’idea “romantica” legata allo stregone che ha guidato Bilbo Baggins verso la sua avventura. Egli non è il gentil accompagnatore che ci si aspetterebbe accanto a una ragazzina così giovane, per come siamo stati abituati da molti altri testi letterari. Ha una storia abietta, che l’ha portato ad essere quello che è nel momento in cui lo incontriamo nel romanzo. Un uomo anziano che desidera una vita tranquilla, ma non può permettersela a causa dei loschi giri di cui fa parte. È un personaggio sognatore, ma che non può cambiare la propria vita, perché per vivere ha bisogno di fare quello che fa. Tra l’altro è un uomo figlio del suo tempo e non ha problemi a menare la ragazzina appena la scopre a fare scelte stupide. Ci tiene a lei, anche se nella maniera rozza caratteristica di un personaggio appartenente al suo tempo.
Per non parlare del secondo protagonista del libro, Bjorn Wulfrey. Un soldato dal carattere riservato e un po’ duro, ma dal buon cuore, che per seguire gli ordini a volte si trova costretto a fare cose che nemmeno lui vorrebbe.
Purtroppo devo parlare anche di una caratteristica stilistica della scrittura di Ottaviani che non mi ha convinta: la metodica descrittiva episodica. Mi riferisco a quella propensione stilistica a evitare come la peste gli interventi del narratore, o anche i cosiddetti “spiegoni”, per raccontare un personaggio, un luogo, un avvenimento. Sembra esserci l’intenzione da parte dell’autore di evitare fronzoli per lasciare che il lettore si immerga totalmente negli “istanti di vita” raccontati dal romanzo. Questa scelta mi ha perplessa perché ho trovato alcune scene un po’ difficili da comprendere, proprio a causa di questa carenza di descrizioni.
Penso sia un problema soggettivo, perché è uno stile di scrittura come un altro e sicuramente l’autore si sta prendendo tutto il tempo necessario per tirare fuori le informazioni che spiegheranno molte delle domande lasciatemi da questo titolo. Ammetto che mi sarebbe piaciuto avere maggiori descrizioni della città che tanto Saga desiderava raggiungere – per una ragione o per l’altra. Mi riferisco agli usi, ai costumi, alla storia di questa località. Nel libro vi è giusto qualche accenno, mentre il resto viene lasciato all’immaginazione.
Se non fosse per questo piccolo problema, il libro sarebbe davvero ottimo a livello narrativo. Lo sviluppo dei personaggi è raccontato in maniera realistica e accurata, vengono trattati con sicurezza temi molto complessi e che normalmente verrebbero considerati “sporchi” da molti autori. Penso che per descrivere mestruazioni, metodi erboristici particolari, effetti di stupri e violenze a livello psicologico, malattie mentali, abitudini comuni nel periodo medievale e tante altre cose con tale accuratezza ci vogliano non pochi mesi di preparazione e di scrittura. Minimo un anno di studio. Perciò provo ammirazione per come l’autore ha saputo destreggiarsi in quelli che sicuramente non sono temi facili da trattare, soprattutto se non li si ha vissuti tutti personalmente.
Il viaggio di Saga è stato emozionante fin dall’inizio, proprio per via della capacità dell’autore di calarsi nei panni del suo personaggio, rendendolo il più realistico possibile. Permettendo a questo personaggio di vivere davvero dentro di sé e anche fuori, sulla carta.
In conclusione, “Saga. La ragazza di Woodenvale” è un dark fantasy davvero ottimo. Tratta tematiche pesanti, sporche, violente, dai toni volgari in modo accurato e crea uno sviluppo dei personaggi scrupoloso. I protagonisti sono ben caratterizzati, si capisce che c’è stato un vero e proprio studio dietro di essi. Mi rende fiera sapere che nel panorama italiano del “fantasy” self-published possiamo vantare uno scrittore come Tiziano Ottaviani, che sicuramente non può che migliorare il suo stile a ogni libro che scriverà.
Ringrazio l’autore per questo viaggio appassionante e ci rivediamo per il seguito della Saga di Saga… Non vedevo l’ora di poterlo scrivere (risata malvagia).
Stelline classifica personale:
★★★★☆
Trama
Nelle Terre Unite, l'Impero di Castilar domina da più di dieci anni.La pace si regge su alleanze costruite con il sangue, sotto l'egida di una Fede che non va messa in discussione e che afferra ogni cosa, in una stretta soffocante. A Woodenvale, in Northandria, lontana dai conflitti del continente, Saga Nargatis è costretta a una vita che non le appartiene ma che le dà stabilità. In un mondo che la userebbe e divorerebbe solo perché nata donna, uno strano Fuoco le sussurra parole di rivalsa e riscatto. Saranno sufficienti per bruciare la paura di dover cambiare? Una paura che Bjorn Wulfrey conosce molto bene, tormentato dagli errori commessi in gioventù e da un patto stretto con il misterioso "Uomo di Paglia", che gli aveva promesso il coraggio e la forza per affrontare i cambiamenti del mondo. Promesse che, col tempo, si sono rivelate per gli inganni che erano. Entrambi tormentati dalla paura del loro passato, o del loro futuro, Saga e Bjorn dovranno capire che senza sacrificio non esiste salvezza, senza perdita non può esserci rinascita e che, qualunque sia il prezzo da dover pagare, dovranno pagarlo insieme.
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